2015 Rosario Pinto

Fra tradizione e innovazione: Artisti europei da non dimenticare III

"Fra tradizione e innovazione: Artisti europei da non dimenticare - vol. 3" 

Rosario Pinto, ed. Diaconia (2015)                                                                                                                                                                                                                                                                           Vai alla Pubblicazione

Abbiamo potuto osservare anche in altre occasioni di studio e di approfondimento sull'opera di Silvia Abbiezzi come l'artista proceda alla costruzione di ciò che abbiamo voluto definire una sorta di "universo parallelo" al quale ella dà corpo non semplicemente astraendo dalla misura del reale fenomenico una consistenza oggettuale sconosciuta al mondo dell'esperienza, ma procedendo, piuttosto, alla determinazione formale di una realtà - chiamiamola pure virtuale - che procede dall'oggettività delle cose e da questa non si distanzia, avendo conto, di preferenza, di dimostrare come un universo alternativo possa trovare svolgimento anche all'interno stesso delle prammatiche della quotidianità.

Sulla scorta di tali considerazioni, per altro da noi già svolte e argomentate anche sul piano delle referenze documentarie, vorremmo ora approfondire le ragioni che consentono di osservare quanto acutamente profonda sia la ragione "concettuale" nell'opera della nostra artista, la quale opera la sintesi logica tra esperienza quotidiana, materia e linguaggio comunicativo, producendo una mozione esistenziale lungo la quale il fruitore ha modo di riconoscere se stesso e di poter procedere ad una rimodellazione del suo essere nel mondo.

Sono queste le peculiarità di una produzione concettuale che abbia la capacità immaginativa e progettuale di sfuggire l'insidia del simbolismo per proiettare la propria intensità di intervento direttamente nel mezzo della platea fruitiva, costringendo quasi chi si trova di fronte all'opera a dover comprendere quanto la propria personale responsabilità rimanga implicata nella definizione d'ordine di fornire di senso e di ragione l'opera stessa che sta osservando.

Nipotini di Duchamp, si potrebbe facilmente argomentare, osservando quanto fondamentale e decisiva sia l'implicazione del pubblico, ma noi vorremmo sottolineare nell'impegno creativo della nostra artista non soltanto la necessità di chiamata in causa del pubblico ma anche la sensibilità sua personale con la quale ella non rinuncia a fornire di senso il suo intervento creativo, lasciando quindi l'opportunità del fruitore come una sorta di opzione sicuramente preziosa ma non necessariamente indispensabile per avere accesso alle latebre del proprio animo, consentendo quindi un accostamento alla propria intimità senza temere di dover conservare una riservatezza senza evidenti ragioni.

La definiremo allora, questa modalità creativa, come un atteggiamento morale ed estetico, osservando quanto il termine di "estetico" si connoti della peculiarità d'essere il punto d'incrocio tra conoscenza ed espressività.

Rosario Pinto, 2015                                                                

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